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Infezioni uro-genitali, un problema sempre più difficile da trattare

Infezioni uro-genitali, un problema sempre più difficile da trattare
Le infezioni del tratto urinario (UTI) sono tra le più comuni infezioni nel mondo con circa 150 milioni di casi l’anno.

Le infezioni urinarie hanno un’incidenza maggiore nelle donne e sono più frequenti con l’avanzare dell’età. Circa il 25% delle donne con UTI presenta almeno una recidiva entro i sei mesi dal trattamento e uno studio su larga scala ha evidenziato che circa il 2% delle donne manifesta da sei a più episodi entro i due anni dalla prima infezione. Nel 75% dei casi l’infezione è dovuta a Escherichia coli e tende a recidivare. Il principale approccio a queste problematiche sono gli antibiotici, che però possono favorire lo sviluppo e la proliferazione di microrganismi multi resistenti (sia nella vescica che nell’intestino o nella vagina). Nel corso degli anni, l’aumento della resistenza agli antibiotici ha complicato il trattamento delle UTI con conseguenze dirette sulla gravità delle infezioni e sulla durata della patologia.

L’infezione del tratto urinario
L’infezione del tratto urinario non complicata (cistite) è, generalmente, un’infezione batterica della vescica e delle strutture associate.

Le persone soggette a cistite, in linea generale, non presentano anomalie strutturali del tratto urinario e nessuna comorbilità (come diabete, problematiche autoimmuni, interventi chirurgici urologici o gravidanza). I sintomi tipici delle infezioni delle vie urinarie comprendono frequenza urinaria, urgenza, dolore sovrapubico e disuria. Molte cistiti si risolvono spontaneamente senza trattamento, ma le persone spesso cercano una terapia per alleviare i sintomi. La terapia mira a prevenire la diffusione dell’infezione ai reni o la progressione del disturbo. La diagnosi di UTI è effettuata, generalmente, tramite anamnesi clinica e analisi delle urine mediante urinocoltura.

L’infezione del tratto urinario (UTI) è solitamente un’infezione ascendente causata da batteri derivati dalle feci.

Escherichia coli provoca la stragrande maggioranza delle infezioni del tratto urinario, seguito da Klebsiella, e da altri organismi. I batteri patogeni derivati dalle feci risalgono dal perineo e dal retto alla zona periuretrale, predisponendo soprattutto le donne alle infezioni delle vie urinarie poichè, avendo un’uretra molto più corta rispetto agli uomini, sono più suscettibili. Dato che la composizione batterica delle feci è strettamente dipende dalla alimentazione della persona, è plausibile che il rischio di infezioni delle vie urinarie possa variare con i cambiamenti nella dieta. È stato dimostrato che il consumo frequente di frutti di bosco freschi e di prodotti a base di latte fermentato contenenti batteri probiotici diminuisce il rischio di recidiva di UTI nelle donne. Diversi studi hanno scoperto che i prodotti a base di bacche di mirtillo forniscono protezione dalle recidive delle infezioni del tratto urinario, in relazione alla quantità assunta.

Infezioni uro-genitali dieta vegetariana
Gli studi hanno collegato le diete vegetariane a un minor rischio di sviluppare UTI.

Uno studio del 2020 che ha seguito 9.724 buddisti per 9 anni ha rilevato che un modello dietetico vegetariano era associato a una riduzione del rischio del 16% di sviluppare una UTI, principalmente nelle donne. Ci sono, infatti, alcune evidenze per cui alcuni alimenti di origine animale, tra cui pollo e maiale, sembrano essere dei “serbatoi” di alcuni ceppi batterici di E. coli. Un altro modo in cui le diete vegetariane possono aiutare a proteggere dalle infezioni del tratto urinario è dovuto al fatto che gli alimenti vegetali rendono l’urina meno acida. Quando l’urina è meno acida e più neutra, infatti, sembra esserci un’azione preventiva nei confronti della crescita di batteri associati alle infezioni del tratto urinario. La carne rossa e altre proteine ​​animali hanno un elevato potenziale di carico acido renale (PRAL), il che significa che rendono l’urina più acida. Al contrario, frutta e verdura hanno PRAL bassi, rendendo l’urina meno acida e riducendo la crescita microbica.

Infezioni uro-genitali, un problema sempre più difficile da trattare
Le piante medicinali, utilizzate da migliaia di anni per curare diverse malattie, vengono sempre più considerate come un valido supporto agli antibiotici in caso di resistenza antimicrobica.

Numerosi studi hanno evidenziato i vantaggi offerti dai composti biologicamente attivi delle piante medicinali e dai loro costituenti (tra cui zinco, selenio e altri), sia che siano utilizzate come tali sia in combinazione con antibiotici convenzionali. La fitoterapia sembra possa essere, dunque, un aiuto significativo nella gestione delle UTI. Tra i composti naturali che si sono rivelati efficaci nel trattamento delle cistiti vi sono vitamine (C, A, D), minerali (sali citrati, selenio), D-mannosio ed estratti erbali, tra cui l’estratto di Berberis aquifolium, di uva ursina, di mirtillo rosso, cannella e altre specie. Le diverse piante studiate possiedono principi attivi con molteplici azioni che vanno dall’impedire l’adesione batterica a livello della vescica fino all’azione antibiotica diretta, senza provocare però antibiotico-resistenza. Tra i composti più studiati vi sono il D-mannosio e le proantocianidine, ricavate dal mirtillo rosso, che svolgono entrambi e in sinergia tra loro un’azione di blocco dell’adesione batterica all’epitelio, riducendo la carica batterica e favorendo l’eliminazione dei batteri. Il succo di mirtillo rosso può anche essere utilizzato in prevenzione delle infezioni urinarie. Un’altra pianta molto efficace è l’uva ursina che ha proprietà diuretiche e antibatteriche.

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A cura di Anna Zuppini, PhD
Responsabile Scientifico Giuriati Group srl, Direzione Scientifica Nutriva Academy

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