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Smartphone, computer, videoterminali: l’impatto della luce blu sulla nostra visione

L'impatto della luce blu sulla nostra visione

L’aumentata esposizione alla luce blu, proveniente da diverse fonti, in questi ultimi anni ha attirato numerose ricerche per valutarne il rischio per la salute umana. I diodi emettitori di luce (LED) sono comunemente utilizzati per fornire illuminazione in ambienti industriali e commerciali, nelle TV, computer, smartphone e tablet. Nonostante la luce emessa dalla maggior parte dei LED appaia bianca, i LED hanno un picco di emissione nella gamma di luce blu (400-490 nm), e varie prove sperimentali hanno indicato come l’esposizione a quest’ultima possa influenzare molte funzioni fisiologiche nell’organismo. La luce blu ha un’energia relativamente elevata e ciò può causare danni fotochimici al tessuto oculare e ai fotorecettori. L’esposizione alla luce blu può provocare reazioni fotochimiche nella maggior parte dei tessuti oculari e in particolare nella cornea, cristallino e retina. Studi in vitro e in vivo hanno dimostrato che esposizioni alla luce blu, dipendentemente dalla lunghezza d’onda e/o dall’intensità, possono causare danni ad alcune strutture dell’occhio, e in particolare alla retina. È necessario puntualizzare però che, al momento attuale, non ci sono prove definitive che l’uso normale di schermi e LED possano apportare danni permanenti per la retina umana, sono in fase di avanzamento studi a lungo termine per valutarne questa possibilità.

L'impatto della luce blu sulla nostra visione

Tuttavia, la rapida crescita dell’uso di smartphone, computer e videoterminali (VDT) in ufficio e in luoghi privati ha portato a un aumento dei problemi oculari tra cui fastidio agli occhi, visione offuscata, affaticamento visivo, doloreagli occhi, occhio secco, cheratiti.

Nell’occhio sono presenti dei pigmenti particolari (luteina e zeaxantina), definiti xantofille maculari, che rappresentano una sorta di lente naturale di protezione che filtra la luce blu. Luteina e zeaxantina sono dei carotenoidi che si accumulano nella retina e aiutano a mantenere la salute degli occhi e a prevenire malattie oftalmiche. Essi assorbono la luce, consentendo la protezione di retina e cristallino da potenziali danni fotochimici indotti dall’eccessiva esposizione. La luteina, in particolare, può ridurre efficacemente il danno indotto dalla luce assorbendo dal 40% al 90% della luce blu incidente a seconda della sua concentrazione.

L'impatto della luce blu sulla nostra visione

Luteina e zeaxantina, però, non essendo prodotti dall’organismo devono necessariamente essere introdotti con l’alimentazione. Sono degli antiossidanti naturali che proteggono anche dai danni dovuti a eccesso di radicali liberi e da situazioni infiammatorie. Tra gli alimenti che li contengono, sono particolarmente ricchi di questi carotenoidi le foglie di rapa, gli spinaci, le biete, la zucca, le zucchine, il radicchio, la rucola, i piselli. L’assunzione di questi nutrienti è stata associata a un minor rischio di danni oculari.

Anche altri antiossidanti tra cui le vitamine C, E o lo zinco sembrano contribuire alla prevenzione del danno oculare fotochimico prevenendo lo stress ossidativo. L’occhio, infatti, è particolarmente suscettibile allo stress ossidativo a causa del suo elevato consumo di ossigeno, all’elevata concentrazione in acidi grassi polinsaturi e all’esposizione cumulativa alla luce visibile ad alta energia. Questa combinazione di fattori porta alla generazione di specie reattive dell’ossigeno che possono innescare danni ossidativi ai tessuti oculari. È stata dimostrata la capacità protettiva e preventiva nei confronti del danno oculare indotto da stress ossidativo dei cosiddetti cibi funzionali, tra cui si elencano la curcuma e il tè verde, e un corretto apporto di vitamine, omega 3 e aminoacidi.

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A cura di Anna Zuppini, PhD
Responsabile Scientifico Giuriati Group srl, Direzione Scientifica Nutriva Academy

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